Perché non festeggiamo la caduta del Muro di Berlino
Non festeggiamo la caduta del Muro perché essa divenuta per molti il simbolo del crollo del principale blocco socialista (quello dell’URSS e dell’Europa dell’est), che è stato capace per decenni di arginare l’idea di un capitalismo sfrenato (quello che invece stiamo vivendo oggi e che ci ha portato a questa grave crisi) e di dare un’alternativa di società rispetto a quella occidentale.
Il crollo dell’URSS ha portato conseguenze sia nei Paesi dell’ex blocco Sovietico, sia nei Paesi occidentali. In particolare sappiamo che nel passaggio dal socialismo reale al capitalismo c’è stato un aumento della disoccupazione causato dalla privatizzazione delle imprese di stato (122 mila solo nella Russia); inoltre si è assistito ad un aumento della mortalità dovuto al crollo del sistema sociale.
Parallelamente in occidente, venendo a mancare l’alternativa socialista, si è andata a affermando l’idea che il capitalismo fosse l’unico mondo possibile, tant’è che anche partiti che sono stati comunisti (lo stesso PCI ne è un caso eclatante) hanno abbandonato l’idea di abbattere il capitalismo, abbracciando l’idea socialdemocratica di tentare solo di “migliorarlo”; sul piano dei diritti dei lavoratori c’è stato un pauroso regresso che ha portato non solo a non migliorare le condizioni di lavoro, ma anche a perdere quei diritti che erano stati ottenuti con grandi battaglie dai nostri padri nel PCI del dopoguerra e degli anni ‘60 e ’70 (è di attualità ad esempio il tema delle gabbie salariali che va a demolire il contratto collettivo, tanto per fare un esempio pratico).
Tornando sulla questione Muro e sulla DDR ci preme far chiarezza sulla questione “libertà”, tanto sbandierata da chi ne festeggia la caduta: quale libertà? Sforziamoci di vedere la realtà da un punto di vista differente da quello occidentale: nella DDR (e in generale in tutto il blocco Sovietico) c’era la libertà di avere una cultura e formazione (una libertà che in occidente viene sempre più oppressa, come vediamo continuamente anche in Italia con le continue riforme culturicide sul sistema scolastico e universitario); c’era la libertà di vivere dignitosamente perché si aveva un lavoro (sappiamo tutti oggi qual è la situazione lavorativa che vede disoccupazione e precarizzazione); c’era la libertà di curarsi… Quando gli occidentali chiedono se ci fosse libertà nei regimi socialisti, credo che si debbano prima domandare se nel sistema capitalista queste libertà appena elencate esistano o meno. E ancora a tal proposito, vogliamo far notare che molti di coloro che nella giornata di lunedì 9 hanno festeggiato il ventennale della caduta del muro di Berlino, sono gli stessi che giustificano l’esistenza di altri vergognosi muri (basti pensare al muro messicano, quello di Baghdad, quello in Palestina, o anche, per fare un esempio più vicino a noi, quello di Padova): muri che denotano una totale mancanza di libertà e un soffocamento dei diritti umani per i popoli che subiscono queste oppressioni.
Per quanto riguarda l’invalicabilità del Muro, è necessario ricordare che esso fu eretto nel 1961 per porre un freno all’infiltrazione continua e massiccia di spie, provocatori, destabilizzatori, disinformatori, da parte dei servizi occidentali. Serviva anche a non permettere che cittadini dell’Est, abbagliati dalle sirene del consumismo, andassero a farsi gabbare dal tritacarne capitalista. Un muro a volte delittuosamente insanguinato, comunque meno dei genocidi economici e militari che l’imperialismo andava perpetrando nel Sud del mondo, in fuga dal colonialismo. È stato questo il prezzo dell’incolumità del la DDR, della difesa del suo sistema dagli attacchi dei capitalisti e dei reazionari occidentali. Se ci permettete una semplice considerazione, il comunismo non è il mondo perfetto, perché sarebbe irrealizzabile, ma sicuramente è un sistema più giusto del capitalismo (di cui, se dovessimo elencarne i delitti e le violazioni dei diritti umani, non basterebbe un articolo come questo). In compenso nella DDR si davano ospitalità, formazione e lavoro agli esuli dal Cile di Pinochet (il dittatore che con un colpo di stato rovesciò il governo Allende, con l’appoggio della CIA*), tanto per citare un esempio della politica estera della DDR volta alla pace e all’amicizia tra i popoli; anche sul versante dell’ambiente la DDR aveva una legislazione ecologista all’avanguardia rispetto ai Paesi occidentali.
Nelle nostre conclusioni vogliamo focalizzare l’attenzione sul giudizio dei tedeschi a vent’anni dalla caduta del Muro: nelle ultime elezioni la Linke (il partito degli eredi non pentiti della DDR) ha superato le due cifre (12%), toccando punte molto alte nella Germania orientale (a Berlino addirittura la Linke ottiene il 47% dei consensi); questo a sostegno dell’ipotesi che per molti il passaggio al capitalismo non è significato altro che perdita dei diritti fondamentali (come lavoro, salute, formazione, ecc) che erano invece assicurati negli anni del comunismo.
Un ultimo, paragrafo vogliamo dedicarlo agli attuali equilibri geopolitici. Dopo due lunghi decenni di un mondo unipolare, dominato dal capitalismo, oggi, complice la grave crisi che ha colpito l’occidente, si assiste all’indebolimento di quella che è stata la principale potenza mondiale (gli USA), contemporaneamente all’affermazione di realtà di alternativa (Paesi comunisti o che comunque si ispirano a forme di socialismo) come la Rep ubblica Popolare Cinese , Cuba (che, nonostante l’embargo e il crollo dell’URSS, resiste nel proporre un modello alternativo a quello capitalista), il Venezuela e in generale i Paesi dell’America Latina (Brasile, Bolivia, …), oltre a nuove realtà di ispirazione non di sinistra (come l’India o la riemergente Russia) che si contrappongono allo strapotere statunitense. Questo nuovo mondo multipolare può sicuramente arginare l’espansione (come si è ampiamente visto, dannosa) del capitalismo, dandoci per lo meno delle speranze di abolire stato di cose presente.
Flavio Di Schiena – Giovani Comunisti Andria
Giuliano Miani – coordinatore della Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani di Andria