Quei titoli tossici venduti dalle Poste

Articolo di Repubblica sui prodotti "derivati" venduti da Poste Italiane
Redazione 06 Febbraio 2009 notizie 976


Milano Polizze vita vendute agli sportelli delle Poste che oggi valgono fino al 70% in meno. Una platea di 70mila risparmiatori che si è vista recapitare una proposta di ristrutturazione che allunga la durata dell' investimento, con la garanzia di ricevere un rendimento irrisorio (5%) come premio per aver lasciato i propri risparmi fermi per 13 lunghissimi anni, 3 in più di quanto inizialmente previsto.

C' è un forte malcontento tra i piccoli risparmiatori che nel 2002 hanno sottoscritto i prodotti "Programma Dinamico" di Poste Vita. Questi risparmiatori confidavano sull' affidabilità dell' emittente pubblico (la società è partecipata al 100% da Poste Italiane) e sull' elevato rating sbandierato dall' emittente. Per poi accorgersi di aver preso in carico anche i famigerati Cdo, inseriti all' interno di prodotti ideati per investitori non certo propensi ad assumersi grandi rischi.

E la situazione avrebbe avuto un impatto ancora più fragoroso se sulla vicenda non fossero intervenute le stesse Poste, che si sono accollate la differenza tra i valori attuali di questi titoli e le nuove condizioni proposte ai clienti. Una situazione che ha prodotto forti tensioni ai piani alti dell' istituto pubblico e che ha portato il management a promettere un deciso cambio di rotta. Perché, se è vero che la tempesta finanziaria non ha risparmiato alcuna classe di investimento, è pur vero che i risparmiatori si sarebbero attesi maggiore prudenza da un ente pubblico come le Poste.

Per capire come sono andate le cose, occorre partire dall' inizio. Nel 2002, mentre Giulio Tremonti è ministro dell' Economia, le Poste iniziano a vendere prodotti finanziari "creativi" pieni di strumenti derivati. Gli stessi che lo stesso Tremonti oggi demonizza, puntando il dito contro gli istituti di credito che li hanno utilizzati. Così vengono messi sul mercato contratti assicurativi indexlinked, che contengono anche Cdo sintetici.
I nomi scelti per alcuni di questi prodotti con scadenza decennale trasmettono un' idea di stabilità e affidabilità: Classe 3A Valore Reale (collocata dal 7 gennaio al 9 febbraio 2002) e Ideale (dal 18 marzo al 20 aprile). Il primo, in particolare, combina il concetto di "tripla A" - che richiama il massimo rating rilasciato dalle società del settore - con l' espressione "Valore Reale", poiché lo strumento punta a restituire a scadenza almeno il valore dell' inflazione, più un eventuale rendimento aggiuntivo legato alla variazioni di indici finanziari di mercato.
Nella nota informativa si legge: "La classificazione minima imposta dall' Isvap per questo tipologia di contratti è di A. Il titolo Classe 3A valore reale index Linked ha attualmente un rating AAA di Fitch, che determina in assoluto il più basso livello di rischio di credito...".

In realtà, già nel 2004 Ken Gill, allora responsabile Cdo di Fitch Ratings, sottolinea che il rating era stato rilasciato a uso privato per l' emittente. Che, a sua volta, lo aveva poi utilizzato per commercializzare il prodotto ai risparmiatori.
Una situazione che trova conferma oggi negli accertamenti compiuti da Affari & Finanza presso gli uffici londinesi di Fitch Rating: "Inizialmente i bond hanno ricevuto un rating privato, secondo le procedure tipiche per gli strumenti che hanno una distribuzione limitata", fanno sapere dalla società. "In seguito, abbiamo rilasciato un rating pubblico quando ci siamo accorti che erano destinati a una platea più ampia".
In ogni caso, da Fitch sottolineano che, "non ci sono differenze tra un giudizio privato e uno pubblico in termini di processo di valutazione e definizione, a parte la questione legata alla pubblicità". Ma in questo, secondo Alessandro Pedone, responsabile Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) per la tutela del risparmio, c' è una forzatura da parte delle Poste: "Siamo di fronte a prodotti che la società di rating credeva inizialmente dedicati a investitori selezionati e che invece sono finiti nelle tasche di piccoli risparmiatori".

Già pochi mesi dopo l' emissione di questi prodotti, emergono i primi problemi con il fallimento della compagnia telefonica americana WorldCom, che porta gli analisti a una maggiore prudenza verso gli strumenti finanziari più sofisticati: "Iniziano i primi declassamenti", aggiunge Pedone, "ma i risparmiatori non vengono informati". Il recente tsunami della finanza ha fatto il resto. Le quotazioni pubblicate sul sito Internet di Poste Vita dicono che all' ultima rilevazione (21 gennaio 2009), il titolo "Classe 3A Valore Reale" vale 55,12 e il titolo "Ideale" 30,62. Considerato che entrambi i prodotti sono stati collocati a 100, questo significa che hanno perso rispettivamente circa il 45% e il 70%.

Con l' avvicinarsi dei titoli alla scadenza (2012), le Poste hanno deciso di intervenire inviando due lettere ai sottoscrittori (la prima il 18 dicembre e la seconda il 30 dicembre scorsi). In sostanza, Poste Vita propone ai propri clienti di spostare i propri risparmi verso un altro prodotto, garantendo un rendimento a scadenza del 5% totale, e con un allungamento della durata di oltre tre anni. "Una mossa con cui le Poste cercano di soffocare sul nascere uno scandalo colossale, garantendo un rendimento nominale ridicolo per chi ha lasciato i propri soldi in quei prodotti per oltre 13 anni, che al netto dell' inflazione comporta una perdita del 30%", commenta Pedone. Che chiede al ministero del Tesoro di farsi carico di queste perdite, "risarcendo i sottoscrittori danneggiati".
La proposta, secondo Bianca Maria Farina, ad di Poste Vita, sta riscuotendo l' interesse dei risparmiatori. "Il 98,2% dei clienti che hanno finora preso contatto con la rete di Poste Italiane, ha già aderito alla trasformazione di queste due polizze in una polizza di ramo I. Ad oggi le polizze già trasformate sono circa il 50% del totale. La campagna rimane aperta fino al 15 marzo". Farina respinge anche le accuse di aver agito scorrettamente: "I prodotti oggetto di trasformazione sono stati costruiti e realizzati sulla base delle norme vigenti all' epoca.

Per valutare quanto è accaduto è bene ricordare che i mercati di tutto il mondo sono stati colpiti da una crisi economico finanziaria di dimensioni eccezionali". Sul prospetto è la difesa era scritto che si trattava prodotti soggetti a rischi finanziari e che la recente crisi non ha risparmiato nessuna classe di investimento. Però difficilmente chi ha sottoscritto una index linked collocata dalle Poste avrà pensato di poterci rimettere.

Il taglio medio di queste polizze - 6mila euro - conferma peraltro che si è trattato per lo più di piccoli risparmiatori. Famiglie e anziani sono, del resto, i clienti tipici delle Poste e spesso si tratta di persone che non hanno conoscenze finanziarie adeguate per valutare il livello di rischio dei propri investimenti.

Questa situazione ha creato forti tensioni nel board di Poste Italiane. Fonti interne rivelano che la questione è stata affrontata in un recente CdA. All' ad Massimo Sarmi è stato chiesto di far in modo che le Poste propongano, da qui in avanti, investimenti semplici e senza rischio, com' è nella loro tradizione. Ricevendo dallo stesso rassicurazioni su un maggiore controllo per il futuro.

LUIGI DELL' OLIO
Fonte Repubblica.it

Questa sera dell'argomento se ne parlerà nella trasmissione televisiva "Mi manda Rai3".

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