La sanità ad Andria, ovvero l’odissea del cittadino
La sanità pubblica ovvero l’odissea del cittadino. Un ascesso perianale ha comportato il ricorso al Pronto soccorso, per ben cinque volte, le attese prima della visita sono quelle che sono, il ricovero in chirurgia nel locale nosocomio per grazia ricevuta, a seguito di un forte sentimento di compassione. Nonostante tutto, si coglie l’occasione di ringraziare il personale del reparto di chirurgia generale, poiché ciò che non funziona è il sistema sanità. Non è umanamente accettabile per un paziente che richiede cure urgenti, pur essendo futile l’ascesso perianale, rincorrere nelle lungaggini della burocrazia: il regolamento prevede … .
Una favola, il cacio sui maccheroni: in illo tempore le membra del corpo umano si riunirono per eleggere quale avrebbe dovuto essere il capo; ognuno perorava la sua causa – cicero pro domo sua-, ultimo, ma non ultimo, tra questi l’orifizio anale il quale, furbescamente, non attese più alle proprie funzioni; dopo un certo tempo senza quella funzione futile e stupida, tutte le altre membra iniziarono a soffrire e, riunitesi d’urgenza, deliberarono che il capo avrebbe dovuto essere colui che avrebbe fatto lo stronzo.
Prevede forse la deontologia medica che un paziente dal pronto soccorso si sposti nel reparto di competenza e il contrario, qualsiasi sia la prestazione di cui necessita, per regolamento ?
La risposta agli addetti ai lavori, ma alla luce del giuramento di Ippocrate che ogni medico deve non solo recitare, prima di iniziare la professione.
E già un problema recarsi in ospedale ad Andria, per l’ubicazione, attendere anche ore, quando va bene in barella, prima di essere visitato, rispedito a casa a diagnosi accertata con delle cure da fare, ritornarci e poi sentirsi dire che il ricovero è da farsi in una struttura, sita in un altro Comune, è una beffa. Ma in realtà il posto c’era, ecco perché abbiamo scritto per grazia ricevuta. Certo a questi appunti risponderete, poiché l’accesso al pronto soccorso va in qualche maniera controllato e riservato alle effettive urgenze, si è provveduto a selezionare il livello di intervento con i colori, ma l’arcobaleno non è forse presagio della quiete dopo la tempesta, inoltre potreste sempre rispondere che i posti-letto possono in qualunque momento rendersi disponibili ? Al paziente che soffre, qualsiasi sia la gravità attribuitagli, il suo male è un malessere e chiede lo stesso conforto. Per decenni la vituperata Cassa Mutua - INAM, come cardine del sistema nazionale sanità, aveva funzionato, e bene; dalla istituzione della SAUB in poi è stata una babele di sigle, di sperperi di danaro pubblico, di riforme e controriforme. Si vuole dire in sostanza che, finché la sanità era gestita dai medici, ha funzionato, ma dall’entrata della politica nell’amministrazione, il personale è stato e sempre lo sarà in esubero, anche dimezzando gli attuali organigrammi, le spese per i medicinali, non parliamone neanche – brevetto, ricerca, case farmaceutiche -, i posti-letto hanno costi da hotel a cinque stelle, salvo che dare in appalto i servizi più elementari, pulizia e vitto. Non costerebbe meno qualche stipendio di un appalto ? Brevemente tutto ciò che è riguarda il cittadino è causa di quel pozzo senza fondo del deficit della sanità, mentre la mancanza di programmazione, gare di appalto facili e quant’altro non vengono considerati tali. Boh?
Sentendo parlare di prevenzione i soliti Soloni della medicina, il nostro stato d’animo assume un atteggiamento tra il serio e il faceto, ed a volte ci sentiamo presi in giro. Innanzitutto ricordiamo il ticket o partecipazione alla spesa, poi viviamo le code interminabili al C.U.P., poiché non tutte le prestazioni sono prenotabili con i mezzi alternativi –farmacie, numero verde ?-, e, dulcis in fundo, le liste di attesa, bibliche ovviamente. Salvo poi sentirsi rimproverare da altri medici che il ricorso alla loro opera non è stato tempestivo, di contro la mia riflessione è:” ma se ho fatto ricorso per ben quattro volte, senza che sia stato ricoverato, al Pronto Soccorso?”.
La realtà della sanità è kafkhiana, una nebulosa avvolge non soltanto la corporazione dei medici, ma anche tutto ciò che ad essa afferisce. Il medico recita:”… In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario …”, ma se una cura o un ricovero va valutato con il metro economico per l’Amministrazione, come un medico può decidere secondo scienza e coscienza ? Per non parlare del trattamento post operatorio, in altri tempi la degenza si protraeva per il tempo necessario alla definitiva guarigione, oggi il paziente è tenuto in osservazione ed anche per le medicazioni di rito è costretto a recarsi di volta in volta in reparto, pagando il ticket ovviamente. Insomma il paziente è come se fosse preso a calci al perineo., dove lo scrivente era già sofferente.
Versiamo le tasse per mantenere il S.S.N., paghiamo il ticket, in molte occasioni siamo costretti a rivolgerci alla sanità privata, anche intra-moenia, come dire in una struttura pubblica, le cui spese di gestione sono a carico dei contribuenti, il medico svolge regolarmente l’attività privata, ma … . A tal proposito ricordiamo, a noi stessi membri del popolo ignorante che la professione medica dovrebbe essere improntata alla morigeratezza:”… Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò da recar danno e offesa. …”.
Per l’appunto, chi scrive ha sentito definirsi maleducato, per il solo fatto di aver esternato con un gesto le sue sofferenze, poiché, a suo dire, non mi sarei rivolto per tempo ai sanitari ed alle loro cure; per quanto mi riguarda invece, ho fatto ricorso al Pronto Soccorso per ben quattro volte, prima di ottenere il ricovero, sempre per grazia ricevuta, repetita iuvant. D’altronde sono da giustificare, per quanto è di nostra conoscenza, i ricoveri devono essere centellinati e giustificati – già le esigenze dei cittadini sono valutate secondo parametri economici -.
Non è da imputarsi alcuna colpa ai cittadini, se circa dieci anni addietro sono stati bruciati circa trenta miliardi delle “vecchie” lire per una struttura ospedaliera, l’attuale, che non è adeguata al bacino d’utenza ed alle sue esigenze. La ASL di Andria è proprietaria di un terreno vasto, in contrada “Cisternone”, sarebbe bastata una variante al PRG o PUG o PUT (la sigla giusta la scegliete voi, tanto il risultato non cambia) per edificare una struttura ex novo, per una città proiettata nel futuro. La mancata programmazione sia dell’Ente Regione sia dell’Amministrazione Comunale è alla base dei disservizi cui gli utenti devono fare fronte. Pensate un po’, a volte neanche le ambulanze possono parcheggiare all’interno del nosocomio, e le auto utilizzate in proprio per il pronto soccorso? Non è presente neanche una fontana per dissetare. E che dire dei medici di famiglia, semplici notai che firmano solo ricette, dov’è finito il medico condotto che visitava con lo stetoscopio, il martelletto, con le mani per esaminare le parti dolenti ?; anni di bombardamento pubblicitario, per far sì che ad ogni sintomo si facesse ricorso alla medicina ufficiale, anche influenze e raffreddori per cui sono sufficienti i rimedi della nonna. Certo per la legge dei grandi numeri i promotori della moderna medicina hanno perfettamente ragione, ma cure come la chemioterapia e farmaci per gli effetti collaterali quanto costano ed a quale prezzo in termini di qualità della vita? Tutto ciò non è tenuto in minima considerazione. La ricerca invece è la cenerentola della sanità pubblica, per non citare chi propone cure alternative o snobbato o messo all’indice, bollato come millantatore. E che dire dei benefici che potrebbero rinvenire dalla medicina alternativa quale: la chiropratica per curare patologie relative al sistema scheletrico, qualora il SSN ne riconoscesse i meriti, che soltanto i cervelli, cui esso fa capo, non riconoscono, e citiamo pure l’omeopatia, che almeno non ha effetti collaterali – similia similiis curantur.
Il migliore servizio sanitario nazionale del mondo non sempre riesce a rispondere alle attese dei utenti. La filosofia e la deontologia medica sono cambiate. La coscienza degli addetti ai lavori è acquietata dalla pubblicità della prevenzione, un avvenimento recente: un’ecografia urgente del 24/06/2009 prenotata per il 3/11/2009. Inoltre, da qualche tempo, per valutare le effettive urgenze, nella nostra ASL era stato istituito l’ufficio SEMPRE e con stupore abbiamo appreso che è stato trasferito nella vicina Barletta, senza alcun avviso pubblico e la necessaria pubblicità. Perciò riteniamo demagogico che si parli da parte delle istituzioni di prevenzione appunto. Nei CUP quotidianamente si assiste ad intemperanze dei cittadini, ma anche, a volte loro malgrado, alle angosce degli impiegati impossibilitati a venire incontro alle richieste. E nella nostra città poi dobbiamo considerare l’ubicazione dei CUP, strategicamente siti in zone in cui è matematicamente certa la multa per divieto di sosta. Al danno si aggiunge la beffa. Il cittadino, d’altro canto, è la causa effettiva del deficit della sanità, e pertanto è bene che vi faccia fronte con il proprio portafoglio.
Le cronache quotidianamente ci riferiscono di strutture ospedaliere, la cui costruzione si protrae dalle calende greche e costate svariati miliardi. E che dire di medici di famiglia che percepiscono le indennità di clienti deceduti. E di politici che hanno pilotato appalti e forniture per le ASL, il caso non chiuso dell’ex assessore alla Sanità pugliese. Defunti divenuti mezzo per regalini a paramedici da parte delle imprese funebri. Ecco perché si è venuto a creare, sua sponte, un sistema parallelo, che consiste nel ricorso alla visita specialistica privata per ottenere la prestazione pubblica. Quanto ci costa la salute? Ai posteri l’ardua risposta. Per quanto ci riguarda, vi preghiamo di non visitarci quando siamo trapassati e di non curarci quando siamo sepolti.
Predichiamo da sempre, e in tutte le salse, che la società contemporanea ha perso il significato della gestione della “cosa pubblica” e che alla stessa maniera ha dimenticato, più o meno volontariamente, il fine della stessa: Protagora predicava: homo mensura, dove per homo si intende il genere umano, altrimenti avrebbe usato il termine “vir”.
Il Presidente
Vincenzo Santovito