Iscrizioni prima elementare e nuovo modello di scuola voluto dal Governo
Sono 500.000 le bambine e i bambini pre-iscritti alla prima elementare per il prossimo anno scolastico. I primi dati ministeriali disponibili ci dicono che per 450.000 di loro i genitori hanno richiesto un orario scolastico di 30 o 40 ore settimanali. Una scelta non scontata, in presenza di un governo che persegue le 24 ore di lezione settimanali nella elementare; una conferma forte della straordinaria importanza che i genitori attribuiscono all’istruzione dei loro figli, una richiesta non “eccezionale” visto che fino ad oggi (e almeno da due decenni!), nella scuola elementare viene assicurato un organico per 30 ore settimanali e per il tempo pieno.
La storica novità è che, secondo le elaborazioni più attendibili, lo Stato, a causa dei tagli sciagurati effettuati ,dal governo Berlusconi, alla scuola pubblica, non sarebbe in grado di soddisfare la domanda di ben 300.000 (su 450.000!) bambini ai quali potrebbe essere garantito solo un orario scolastico molto ridotto rispetto alle richieste: 27 o 24 ore settimanali di scuola anziché 30.
I costi di un tempo scuola adeguato e aggiuntivo rispetto alle 24 o 27 ore settimanali risulterebbero presumibilmente a carico delle scuole stesse, degli enti locali. E, visto che entrambi non dispongono in alcun modo delle risorse necessarie, tale costo verrebbe caricato sui bilanci familiari! Ovvero, i genitori che volessero per i loro figli un tempo scuola adeguato dovrebbero in parte pagarlo, fin dalla prima elementare!
Alla faccia della Costituzione italiana che recita: “L’istruzione è obbligatoria e gratuita per almeno otto anni”.
È il nuovo modello di scuola che, a partire dal prossimo anno scolastico, la destra vorrebbe affermare. Una scuola contro la Costituzione che, iniziando dalla prima classe elementare, si estenderebbe negli anni successivi a tutte le classi della scuola e quindi all’intero sistema scolastico italiano.
Bisogna fermare questa deriva, per salvaguardare il futuro delle giovani generazioni e della società intera.
L’unico modo per opporvisi è quello di costringere il governo della destra a recedere dalle sciagurate scelte sui tagli alla scuola e all’università operati la scorsa estate. Essi se attuati determinerebbero, col licenziamento di decine di migliaia di precari, anche la fine del diritto di istruzione per tutti.
Oggi,rispetto a ieri ci sono maggiori forze,ragioni ulteriori e i tempi per ottenere questo risultato.