Frane e alluvioni, Italia Paese senza "Piani di emergenza". Andria idem
Per i danni patiti dai privati, come intende procedere il comune di Andria?
Contro frane e alluvioni, l'Italia e' di fatto un Paese senza Piani di emergenza. A denunciarlo e' il presidente dell'Ordine dei Geologi della Campania Francesco Peduto, che sottolinea come tutti i Comuni debbano aver predisposto un 'Piano di Protezione civile', nell'ambito del quale va stilato un 'Piano di emergenza' per quelle zone a rischio R4, cioe' quelle zone ''a rischio molto elevato di frane e/o alluvioni'', tale da mettere a repentaglio l'incolumita' delle persone.
Si tratta di piano di procedure che indica chiaramente ai vigili cosa devono fare, o quando un sindaco - che nel Comune e' la prima autorita' di protezione civile - deve fermare la circolazione delle auto, quando le scuole devono rimanere chiuse, dove portare in sicurezza le persone; ''informazioni preziose per gli operatori e per i cittadini che devono imparare finalmente a convivere con questi eventi sempre piu' frequenti, e quindi normali, nell'ultimo decennio''.
“Per Andria, esiste un Piano di emergenza? Pare proprio di no - sottolinea l’avv. Michele Caldarola, del Partito Democratico di Andria- che la nostra città sia a richio idrogeologico è risa putissimo, basta ricordare i cedimenti verificatisi lo scorso anno dopo le abbondanti piogge e qualche nevicata, gli effetti si sono visti dopo qualche settimana dagli eventi. E questi cantieri sono ancora aperti e non definiti. Cosa ci dobbiamo aspettare in città nei prossimi giorni?"
"In linea generale -continua Caldarola- e quindi non solo per quanto attiene la città di Andria, sul banco degli imputati vanno messi accanto ai fenomeni naturali, responsabilità personali e amministrative, come l’intensa impermeabilizzazione del territorio (cioè la perdita della capacità di ritenzione dell’acqua), la costruzione di infrastrutture senza criteri e la mancanza di opere di pulizia degli alvei pluviali e torrentizi. Bisogna quindi porre rimedio e servono, perciò, dei “piani di adattamento”. I cambiamenti climatici pongono due problemi, ridurre le emissioni e prevenire gli eventi estremi. Per questo si chiede alle città di essere intelligenti da un punto di vista energetico ma anche resilienti, cioè in grado di resistere ad alluvioni, ondate di calore e nevicate eccezionali. Da qui la necessità di «riprogettare» le residenze urbane e delocalizzare le attività , ma soprattutto di manutenere costantemente i canali di scolo, i pluviali, le lame.
Per quanto concerne il “Piano di emergenza”, è necessario un immediato coordinamento delle forze di Polizia con la Protezione civile andriese onde evitare come è avvenuto la scorsa settimana che gli interventi di emergenza siano lasciati ancora una volta al buon senso degli operatori della sicurezza locale che nonostante le ristrettezze economiche operate dal Governo centrale non si sono sottratte per competenza a mettere in salvo i cittadini e ad evitare gravi conseguenze per la incolumità pubblica”.
Il Partito Democratico di Andria, entra anche sul fronte dei danni riscontrati in seguito alle eccezionali precipitazioni di domenica scorsa. Vincenzo Antolini, infatti, evidenzia che “l’amministrazione Giorgino nella gestione dell’emergenza ha fatto tutto quanto poteva per evitare danni a persone, e bene sta facendo nella ricognizione dei danni subiti dalle strutture pubbliche. Ma i danni patiti dai privati verranno censiti? Secondo noi sarebbe importante non lasciare soli tutti i cittadini che hanno visto invasa dall’acqua la propria abitazione o i propri piani interrati. Molti di questi cittadini hanno perso davvero tutto. E’ intenzione del comune di Andria richiedere lo stato di calamità naturale, così come sta facendo il comune di Barletta? Ve ne sono i presupposti? Riproporremo queste domande con urgenza attraverso un’interpellanza urgente da discutere nel prossimo Consiglio Comunale”.