Dove sono i ragazzi andriesi indignati?
Vi volevo raccontare una storia che risale all’inizio del secolo scorso, stiamo parlando di cento anni fa, nel 1912. Sembra un’epoca lontana invece è molto più vicina, di quel che appare. La storia parte dal varo del più grande transatlantico costruito nella storia, il Titanic. Certamente conoscete tutti questa storia. Io mi volevo soffermare su due particolari:
La testimonianza di Antonio Bardetta un superstite del Titanic all’epoca poco più che un bambino che era in compagnia della madre:
«Un po' di tempo dopo, non ricordo con precisione ma comunque parecchio tempo dopo, fu dato l'ordine a tutte le scialuppe di raggrupparsi e uno degli ufficiali disse che non erano state ben caricate. In effetti i passeggeri non erano ben distribuiti: ad esempio sulla mia scialuppa non c'era nessuno in grado di remare. L'ufficiale disse allora che, siccome non era stata caricata correttamente, l'avrebbe vuotata, trasferendo due persone su una, quattro sull'altra, tre in un'altra ancora e sei in un'ultima: e nel corso di tutti questi spostamenti, particolarmente angoscianti nel mezzo di un oceano nero per l'oscurità della notte, io mi trovai separato da mia madre.»
L’altro particolare su cui vorrei soffermarmi è una delle storie più suggestive sul Titanic, quella della sua orchestra. Secondo le ricostruzioni, gli otto membri George Krins, Roger Bricoux, W. Theodore Brailley, J. Wesley Woodward, P.C. Taylor, J.F.C. Clarke, John Law Hume, diretti da Wallace Henry Hartley, avrebbero continuato a suonare nel salone di prima classe per distrarre e calmare i passeggeri anche dopo la collisione e nelle fasi concitate in cui era chiaro il destino della nave.
Vi starete chiedendo perché vi ho voluto ricordare questa storia, semplicemente perché io vedo molte similitudini con la storia del nostro paese. Prendete per esempio la nostra città che è al centro della cronaca quotidianamente con arresti per spaccio e non solo, che vede la povertà aumentare a dismisura almeno secondo i dati ufficiali e che vede i laureati con voti alti (tra 110L e 108) costretti partecipare al censimento per mettersi in tasca poche centinaia di euro (in altre epoche erano la base per ricostruire una classe dirigente nuova), che vede le scuole superiori costrette a fare lezioni in capannoni con disagi a non finire per gli studenti per non parlare del liceo scientifico che sono ormai 411 giorni che attende risposte che non vengono date sulle aule che mancano.
Ho l’impressione che sia iniziata una guerra generazionale e che fra un po’ bisognerà decidere chi far salire sulle scialuppe di salvataggio. Mentre accade tutto ciò cosa succede nella nostra amata città? Che l’orchestra del Titanic continua a suonare, che si continua a cercare la verità sulle cavolate, che si continuano a invitare per cercare questa verità nani e ballerine come se andasse tutto bene. E questa ricerca della verità è sponsorizzata dalla istituzioni pubbliche comune regione e università. Vorrei vedere gli ospiti che cercheranno la verità ad Andria nei prossimi giorni, dibattere nella facoltà di filosofia piuttosto che di lettere e la reazione che gli studenti possono avere. Nei prossimi giorni sarà mia premura scrivere una lettera al rettore per chiedere come vengono scelti le iniziative da patrocinare, al di là che ci siano finanziamenti o meno.
Ora vi chiedo dove sono i ragazzi andriesi indignati, quelli che si sacrificano andando all’università o a lavoro ogni giorno che credono nella cultura, nel lavoro e nella meritocrazia? Fatevi vedere, uscite dal nascondiglio, se ci siete, facciamo vedere che non siamo né uomini di pece né uomini di stoffa, ma uomini veri. Altrimenti avranno ragione loro, mentre la barca affonda e bisognerà decidere chi far salire sulle scialuppe di salvataggio, l’orchestra potrà continuare a suonare va “TUTTO BENE, MADAMA LA MARCHESA”.
“Le spiegherò, madama la marchesa, c'erano i ladri nel castel, la sua parure di zaffiri hanno presa, insieme a tutti i suoi gioiel; fuggendo un ladro rovesciò una candela sul comò, fece del mobile un falò, cosí il castello si incendiò le fiamme il vento propagò ed alle stalle l'appiccò e fu cosí che dopo un po' il suo cavallo le asfissiò; ma a parte ciò, madama la marchesa, tutto va ben, va tutto ben.”
Pasquale Pirro