ATO BA1, raccolta differenziata ferma al 14,55% nel 2008
La raccolta differenziata nell’ATO BA1 si è fermata nel 2008 al 14,55% al 15%. Questo scarno risultato rappresenta un dato inconcepibile, anacronistico ed indecoroso per una comunità presumibilmente evoluta e moderna come quella dei comuni che compongono l’ambito territoriale ottimale. Infatti, confrontando questo dato con le ben più sostanziose percentuali di raccolta delle altre realtà italiane ci rimanda direttamente all’età borbonica se non addirittura medioevale, se non fosse che in quelle epoche non vi erano i grandi quantitativi di materiali inquinanti come quelli attuali. Tutto ciò mentre in Italia moltissimi comuni e capoluoghi di provincia vengono classificati come ‘ricicloni’ nella speciale classifica di Legambiente.
A tal proposito bisogna tuttavia riconoscere che la fotografia scattata da Legambiente Puglia con il Rapporto Comuni Ricicloni Puglia 2008 (Rapporto redatto su dati 2007), ci ha restituito l’immagine di una Puglia in grande ritardo sul fronte del raggiungimento degli obiettivi della raccolta differenziata fissati dal Piano Regionale con un solo Comune Riciclone (Melpignano con il 39,1%) mentre, soprattutto i grandi Comuni, hanno fatto registrare un forte ritardo con solo tre comuni con popolazioni superiore ai 20.000 abitanti che hanno superato la percentuale del 20% (Gioia del Colle con il 22,5% Brindisi con il 22,3%, e Molfetta con il 21,3). Del Resto l’ATO BA1 non ha fatto meglio posizionandosi al terzo posto con la scarsa percentuale media del 12,7%.
Tutto questo, nonostante la svolta avviata in Puglia dalla Giunta Vendola con l’approvazione del Piano Rifiuti approvato con Decreto n.187 del 2005.
A questo punto, vale la pena puntualizzare che quel Piano ha rappresentato una svolta epocale nella gestione rifiuti in Puglia, così come clamorosa e provvidenziale è stata la fine del commissariamento emergenziale del 2007 che ha riportato, di fatto, la gestione all’ordinarietà nell’ambito degli ambiti ottimali ed al livello originario, cioè dei comuni. Altra rivoluzione copernicana del Piano Vendola è stato il lungimirante traguardo della riduzione a monte della produzione dei rifiuti identificata quantitativamente nel 10% entro il 2015, unitamente alla opportuna scansione delle tappe di incremento della R.D. che prevedevano una graduale progressione che contemplava il 50% del 2009. Inoltre, positiva è stata la scelta della Regione Puglia di procedere nella rimodulazione dell’ecotassa sullo smaltimento dei rifiuti attraverso la L.R. 25/2007 art. 9 comma 3. In pratica, l’Amministrazione Regionale ha fissato un criterio di premialità per il quale i Comuni che differenziano di meno pagano di più per lo smaltimento in discarica. Pertanto, sulla base degli obiettivi di RD fissati dal piano Regionale, la legge ha definito scaglioni di pagamento a seconda delle percentuali di RD realizzate dai singoli Comuni, prevedendo inoltre una tariffa diversa a seconda della presenza o meno di servizi di raccolti unitari per ATO.
Su questo punto, tuttavia, disapproviamo il rinvio dell’entrata in vigore dal 1 gennaio del 2009 all’estate 2009. La Regione Puglia, infatti, ha preferito rinviare l’avvio del nuovo regime di tassazione all’estate del 2009, cedendo in definitiva alle pressioni dei Comuni, i quali quindi potranno continuare, spensieratamente, a non subire nessun tipo di sanzione per le loro inefficienze.
Tutti i saggi propositi su descritti, affiancati da una ponderata pianificazione impiantistica negli ATO, avrebbero dovuto permettere di svincolarsi definitivamente da quella schiavitù monopolistica, da molti additata ripetutamente come dittatura delle discariche.
Ebbene, tutti i giudiziosi e lungimiranti propositi del Piano Rifiuti della Regione Puglia si sono scontrati brutalmente con l’immobilismo e l’apatia gestionale degli ATO, dei quali il BA1 è un clamoroso emblema di negatività.
Nell’ambito dell’ATO BA1, regna l’impreparazione più sconcertante. Si naviga a vista e si vive alla giornata senza fare alcuna programmazione lungimirante. Si ignorano le risorse economiche disponibile per i progetti di incentivazione della raccolta differenziata.
A livello dei singoli comuni, con le dovute differenze, non essendoci alcun concreto pungolo da parte delle direttive dell’ATO BA1, si materializza una situazione a macchia di leopardo con alcuni risultati discreti, vedi Barletta o Molfetta, ma con molti altri davvero sconcertanti, vedi Trani o Andria. Tutto questo è certamente da attribuire al vuoto di governo del territorio lasciato dall’ATO che in questi mesi non ha adempiuto a nessuno degli obblighi previsti dalla Legge e cioè procedere alla redazione del Piano d’Ambito, affidare al gestore unico il servizio ed uniformare per tutti i comuni il sistema di tassazione. A tutto questo, si deve aggiungere la scelta del Governo Berlusconi di reintrodurre i CIP 6 per la produzione di energia prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili ed "assimilate”, includendo tra queste anche la parte non bio degradabile dei rifiuti, una vera iattura. Così concepito il CIP6 costituisce una violazione delle direttive europee in materia, secondo le quali dovrebbe essere considerata assimilata a quella rinnovabile esclusivamente l'energia prodotta dalla parte organica dei rifiuti (ovvero gli scarti vegetali).
Su questo punto la Regione Puglia non ha manifestato nessuna opposizione assumendo in definitiva una posizione in assoluta controtendenza con l’impostazione generale che si è voluta dare alla gestione dei rifiuti puntando su riduzione e raccolta differenziata.
Questa circostanza la riteniamo dirimente per leggere la paralisi nell’ATO BA1, poiché da questo deleterio germe legislativo, si moltiplicano perniciosamente in tutto l’ATO le istanze per la realizzazione di una nuova, misteriosa e variegata categoria impiantistica notoriamente conosciuta come ‘sansificio - inceneritore a biomasse - termovalorizzatore’ . Ragionevolmente ci chiediamo se ad impianti avviati, sarà possibile valutare e distinguere la percentuale di bio-rifiuti rispetto al tal-quale. Ed ecco che il gioco è fatto grazie alla solenne e devastante santificazione dei CIP 6.
Noi, come già abbiamo fatto per l’emergenza in Campania, non esiteremo a denunciare l’ennesima speculazione a danno dei cittadini alla Commissione europea.
Peraltro anche la Delibera di Giunta Regionale n.2197 del 2008 che ha certamente riempito il vuoto lasciato nell’ambito del Piano Regionale in materia di chiusura del Ciclo lascando libertà agli ambiti che non hanno ancora chiuso il ciclo la possibilità di costruire nuovi impianti dotati delle migliori tecnologie a basso impatto ambientale. Tuttavia la delibera, se da un lato affida alla “titolarità pubblica” la gestione di tali rifiuti, dall’altro favorisce, la chiusura del ciclo,con l’utilizzo del CDR solo attraverso la combustione nei due termoinceneritori privati presenti nel territorio regionale; ben sapendo che la realizzazione di impianti di recupero e valorizzazione, realizzati dalle ATO e con fondi pubblici, comportano tempi molto lunghi che lo stato dell’ambiente regionale non può permettersi.
Ebbene in tutto questo imbarazzante immobilismo si inserisce l’operato del dott. Tarantini, Presidente dell’ATO, che da entusiasta inceneritorista vede nel sacro fuoco della combustione la soluzione a tutti i problemi della gestione dei rifiuti nel BA1. D’altro canto, immedesimandoci nella più volte manifestata visione futurista del Presidente Tarantini, perché ci si dovrebbe imbattere in complicate iniziative di promozione ed incentivazione della raccolta differenziata o del compostaggio domestico, quando il miracoloso ‘fiammifero’ dell’incenerimento risolverebbe in modo apparentemente definitivo la problematica? Peccato, tuttavia, che la stessa riflessione la facciano in ogni comune dell’ATO con il grave rischio di incenerire non solo i rifiuti ma anche le angosciate vite degli abitanti del nord barese.
L’inerzia dell’amministrazione dell’ATO è tanto clamorosa quanto inopportuna in questa fase economica congiunturale. L’immobilismo dell’ATO BA1 ci riporta brutalmente e beffardamente nelle becere logiche degli enti inutili e dei poltronifici da cui vorremmo presto rifuggire. Legambiente ha in più di una circostanza, biasimato la paralisi ed il vuoto di iniziative e di idee che attanaglia la gestione dei rifiuti che ci proietterà con un balzo ipermoderno dalla dittatura delle discariche alla dittatura degli inceneritori.
Inoltre riteniamo scandaloso, nel terzo millennio, affidare l’ottimizzazione del ciclo dei rifiuti esclusivamente alla buona volontà dei singoli cittadini senza neanche tentare la pianificazione del ‘porta a porta’ nell’ambito dell’ATO. Così come ci appare inaudita la mancata attivazione della ricicleria adiacente alla discarica di bacino di Trani o la concreta attuazione del passaggio da ‘tassa’ a ‘tariffa’, vero volano per l’incremento della R.D. Appurato che solo le buone pratiche permanenti della R.D. costituiscono una definitiva ed efficace soluzione della problematica dei rifiuti, ci sono apparse dilettantesche le sporadiche e temporanee iniziative di marketing promozionale prive di un concreto ed immediato riscontro della R.D..
I Circoli della Legambiente dei comuni ricadenti nell’ATO BA1 rilevando l’imbarazzante e forse, strategica, paralisi della raccolta differenziata nell’ambito dell’ATO BA1, unitamente all’assenza di ogni altra efficace e lungimirante iniziativa di ecosostenibilità, chiedono al Presidente Tarantini e congiuntamente a tutti i Sindaci dei Comuni rientranti nell’ATO BA1 di far uscire l’ATO da questo stato di cronico e medievale abbandono. La strada da affiancare con urgenza al passaggio da tassa a tariffa è una sola: redigere il Piano d’Ambito con la conseguente attivazione dell’impiantistica idonea alla chiusura del Ciclo, affidamento al gestore unico del servizio di raccolta dei rifiuti per l’intero Ambito, cominciare ad investire le risorse che ci sono per far partire finalmente la raccolta differenziata per evitare che le inefficienze ed i ritardi si vadano a scaricare, come sempre, sui cittadini.
Il Coordinamento dei Circoli Legambiente dei Comuni ATO BA1