Andria e l'incantesimo della neve
È difficile spiegare l'emozione prodotta da una grande nevicata in una città del Sud, dove la formazione del manto di fiocchi stratificati è un fenomeno che sfugge alla ciclicità annuale, ed è perciò duro a insinuarsi nella dimensione dell'abituale adulto. Quella percepita resta anzi la dimensione favolistica e ovattata della prima infanzia, in cui il tempo sembra rallentare, fermarsi, e a tratti girare all'indietro le lancette degli orologi, tutti con il quadrante in rigoroso stile vittoriano.
Il tempo non si arresta per scadenze di bollette e commesse, né per i telomeri, e nemmeno per il moto di rivoluzione dei pianeti, ma nella nostra mente sì, in perfetto stile proustiano. La strada assume connotati visionari, di sognante sospensione, come sul set di un film di Robert Zemeckis o Tim Burton, in cui tutto può accadere, tipo vedere poche auto in giro, e quelle poche procedere goffe come jeti, tra passanti incappucciati come jedi, e acquisire due decimi di vista in lontananza, tanto l'atmosfera si ripulisce. Uscire di casa per una commissione al supermercato assume la stessa portata incognita del viaggio di un cavaliere di re Artù da Camelot ad Avalon, tra le insidie di un freddo secco, sincero, aspro, come lo spigolo di un bastione di castello scozzese. Un freddo che silenziosamente uccide i clochàrd, perché la neve è così... ricorda l'orso bianco, che ispira tenerezza per l'aspetto rassicurante, e poi tira fuori denti e artigli e ti strappa via la carne.
Eppure, il bianco della neve copre il sangue, copre tutto. Copre le buche sul selciato, copre le opere incompiute, le tane dei topi e delle blatte, le bustarelle e i testimoni falsi. Tutto è sospeso, quando c'è la neve. Anche chi lavora ha l'impressione di lavorare nel dì di festa. Dunque, godiamocelo questo sogno, finché c'è, perché, a parte la prossima bolletta Eni e il prevedibile rialzo dei prezzi della verdura, si può dire che sia aggratis.